Progetto rieducativo in acqua del plesso leso

EFFETTI DEL LAVORO IN ACQUA E PRINCIPALI OBIETTIVI DEL PERCORSO IDROCHINESITERAPICO SPECIFICO PER IL PLESSO LESO 

Il lavoro in ambiente acquatico ci permette di lavorare in assenza parziale o totale dell’effetto di gravità e allo stesso tempo ci fornisce la possibilità attraverso gli assetti di galleggiamento e gli esercizi a carico parziale di approfittare dei benefici dell’acqua.

L’assenza di gravità favorisce i movimenti ottenuti da contrazioni anche molto deboli, amplificandoli grazie anche alle possibilità di galleggiamento che l’acqua fornisce, come un motore di supporto alla contrazione muscolare ipostenica.

Sempre il galleggiamento favorisce il posizionamento dell’arto in atteggiamenti che normalmente non sono più possibile all’arto plegico, consentendo così :

  1. la mobilizzazione articolare
  2. di evitare stress eccessivi anche alle articolazioni prive della protezione muscolare
  3. di “sentire” nuovamente il proprio arto in posizioni perse a causa della paralisi
  4. di stirare muscoli, tendini, legamenti e altri tessuti molli abituati a restare in posizioni fisse a causa della paralisi, prevenendo retrazioni strutturate
  5. di evitare di mettere in atto i meccanismi inconsci di protezione e difesa della parte lesa lavorando così con la muscolatura più decontratta e svolgendo movimenti più ampi
  6. allo stesso modo di eliminare la contrazione dei muscoli più usati come compenso ai movimenti assenti
  7. grazie alla pressione idrostatica stimola anche i recettori cutanei, una fonte abbondante e globale di informazioni che ci permettono di migliorare la percezione delle parti del nostro corpo
  8. aiutare il paziente a raggiungere in tempi ragionevolmente brevi un miglioramento della propria consapevolezza corporea indispensabile per raggiungere una migliore motricità e percepire l’arto leso come parte integrante del proprio corpo
  9. di avere sollecitazioni sensitive grazie alla temperatura, alla pressione idrostatica ed al massaggio cutaneo dell’acqua
  10. di avere una resistenza proporzionata alla forza applicata, quindi alla capacità muscolare in ogni fase del recupero
  11. di mantenere un assetto posturale il più simmetrico possibile per poter galleggiare o mantenersi in piedi in acqua alta
  12. di effettuare esercizi respiratori specifici nel caso di transfer nervosi da nervi intercostali o frenici

piscina 1 piscina2 Infine in acqua ogni movimento riceve una spinta inerziale contraria alla direzione del movimento; tale spinta risulta essere una trazione delicata e controllata che sembra avere un effetto stimolante per la rigenerazione nervosa.

Questa attività  fin da subito e’ ideale per il paziente plesso leso. Ogni programma idrochinesiterapico comunque è condizionato da alcuni elementi fondamentali: la gravità della lesione, il grado di acquaticità del paziente e la volontà di esso a frequentare regolarmente la riabilitazione in piscina all’interno di una struttura adeguatamente organizzata a ricevere il paziente plesso leso. Tutto ciò ha come obiettivo a medio termine quello di rendere il paziente autonomo anche negli esercizi, così da poterli ripetere più volte in tutte le occasioni possibili anche fuori dai momenti  esclusivamente riabilitativi.

ORGANIZZAZIONE DEL PROGRAMMA RIEDUCATIVO SPECIFICO PER IL PAZIENTE PLESSO LESO

Introduzione

Le sedute riabilitative mirate a trattare il paziente plesso-leso vengono strutturate attraverso approcci personalizzati e all’interno di due momenti riabilitativi specifici: quello in acqua, effettuato all’interno di una vasca riscaldata, che deve  associarsi a quello eseguito in un normale ambulatorio fornito di specchio, lettino e tappeto di gomma.

COLLOQUIO PRELIMINARE

Prima di iniziare i trattamenti riabilitativi occorre effettuare un colloquio preliminare con il fisioterapista durante il quale vengono valutati i referti e quindi il paziente stesso.

Certificato del medico specialista

Per poter accedere ai programmi riabilitativi occorre presentare tutti i referti legati alla lesione ed in maniera più specifica un certificato di un medico specialista (fisiatra, neurologo, neuro chirurgo) dove si richiede espressamente la necessità di eseguire la riabilitazione in acqua ed in ambulatorio.

Certificato del medico di base

Un ulteriore certificato da esibire nel caso in cui si voglia iniziare la seduta in piscina è quello effettuato dal medico di famiglia all’interno del quale viene data l’idoneità dichiarando per inscritto che il paziente non ha alcuna controindicazione a frequentare il percorso riabilitativo in acqua.

Materiali necessari

In piscina oltre agli indumenti specifici sono consigliati maschera con tubo a boccaglio.

 

RIABILITAZIONE IN ACQUA

Caratteristiche impianto vasca

Nello specifico, il tipo di piscina maggiormente consigliato è quella riscaldata avente una profondità tra i 70 e i 120 cm. La temperatura dovrebbe essere sempre compresa tra i 30 e i 33 gradi. Nei casi più evoluti è possibile integrare il lavoro in acqua calda con esercizi maggiormente dinamici all’interno di una normale vasca da 25 metri. Nel caso di patologie più complesse, coinvolgenti anche altre parti del corpo, può essere molto utile il sollevatore.

Trattamento

Inizialmente il paziente plesso-leso deve eseguire in piscina un numero di sedute sufficienti (circa 8 sedute) a garantire l’eventuale proseguimento del programma in totale autogestione. Nei casi più complessi dove al di là della gravità della lesione vi siano dei limiti legati all’acquaticità soggettiva potrebbero essere necessarie un numero di sedute maggiore.

Frequenza sedute

La frequenza delle sedute è variabile, essa dipende da diversi fattori, in primis dalla gravità della lesione, dalla possibilità o meno del paziente di frequentare l’impianto vasca, dal suo grado di acquaticità e l’integrazione di tale percorso con le sedute ambulatoriali. Mediamente è consigliata una durata della seduta in acqua di 1 ora e la frequenza è compresa tra 1 e 2 sedute settimanali.

Fisioterapista

E’ scontato ricordare che la presenza sul piano vasca del fisioterapista è indispensabile inoltre sarebbe auspicabile che lo stesso terapista che segue il paziente plesso leso in piscina sia lo stesso che poi lo andrà a trattare in ambulatorio, là dove ci siano entrambe le competenze: il trattamento riabilitativo in acqua non può essere improvvisato e richiede un preparazione specifica.

Programma di base

Obiettivi a breve periodo

  1. Esercizi di ambientamento
  2. Esercizi deambulatori
  3. Conquista e mantenimento dell’assetto di galleggiamento semi verticale da posizione seduta
  4. Esercizi coordinativi da posizione semi seduta (con step)

Questi esercizi oltre a consentire l’apprendimento del coordinamento motorio globale in un ambiente diverso come l’acqua, comportano più o meno indirettamente l’attivazione del segmento paralizzato con sollecitazioni meccaniche mio-articolari necessarie a conservare a livello cerebrale la rappresentazione dell’arto paralizzato e delle sue possibilità di movimento.

Obiettivi a medio termine

  1. Conquista e mantenimento dell’assetto di galleggiamento prono assistito (maschera/boccaglio)
  2. Conquista e mantenimento dell’assetto di galleggiamento prono autonomo
  3. Conquista e mantenimento dell’assetto di galleggiamento supino assistito con galleggianti
  4. Conquista e mantenimento dell’assetto di galleggiamento supino autonomo con galleggianti

In questa fase gli esercizi diventano più specifici per l’arto superiore, i galleggianti e le posizioni assunte servono come facilitazioni dei movimenti in una prima fase e poi successivamente come progressive resistenze di rinforzo del movimento ricercato e/o da riabilitare

Obiettivi a lungo termine

  1. Esercizi in galleggiamento prono attraverso punti di appoggio (maschera/boccaglio)
  2. Esercizi coordinativi in galleggiamento supino con galleggianti
  3. Nuoto adattato con galleggianti

In questa fase gli esercizi servono a potenziare progressivamente le quote motorie in divenire o, nei casi di stabilizzazione del recupero, a mantenere una buona tonicità ed elasticità dei muscoli compensatori (evitando contratture dolorose), a mantenere adeguata l’attività muscolare riacquistata anche se debole ed insufficiente per attività impegnative in ambiente gravitazionale, a mantenere un buon assetto posturale evitando rachialgie

Per mettersi in contatto con Paolo Casari titolare di questa relazione potete mandare una e-mail a questo indirizzo: aquos.paolo@yahoo.it o telefonare ore ufficio al numero 348 803 95 03