Intervista a Luca Raj

Intervista a Luca Raj.
di Perla Lazzereschi

P: Ciao Luca, da dove vieni e quando sei nato?
L: sono nato a Legnano il 14 marzo 1965

P: quando hai perso l’uso del braccio?
L: il 19 maggio 1991

P: che tipo di incidente hai avuto?
L: un incidente in moto, per un difetto di fabbricazione del mezzo, si è spezzato il semi-manubrio destro mentre ero in sella. Stavo rispettando il limite di velocità per inciso.

P: che danni hai subito?
L: 3 fratture al bacino tra cui una alla sinfisi pubica, una frattura esposta all’omero sinistro, l’osso dell’omero ha forato la tuta da motociclista che indossavo ed ho riportato una lesione al plesso brachiale sinistro con avulsione delle radici C4 C5 C6 C7 D8.

P: una volta ripreso conoscenza e dopo aver capito che cosa era accaduto, qual’è stato il tuo primo pensiero?
L: ho pensato che la mia vita era finita, ero uno sportivo a livello agonistico e mi allenavo 5 volte a settimana. Puoi capire cosa vuol dire perdere il quotidiano?

P: che tipo di sport praticavi?
L: praticavo judo da 10 anni ed avevo partecipato ai regionali e poi ai nord Italia . Anche nella pesistica non ero male, nello Stacco da Terra ero il sesto in Italia.

P: judo e pesistica non rientrano nello sport paralimpico?
L: no, non sono sport praticabili con una disabilità come la mia … anche se io il judo lo pratico ogni giorno, me lo porto dentro. Il judo non e’ uno sport, è una disciplina e tali insegnamenti sono diventati una filosofia di vita. Lo dico per scherzo, ma lo penso davvero, sono nato Samurai e morirò Samurai.

P: andavi in moto prima dell’incidente ?
L: si, per passione. Avrei voluto farlo diventare uno sport, ma mio padre non era d’accordo.

P: avere una muscolatura così forte e ben allenata ti ha aiutato nella riabilitazione?
L: in 2 mesi di ospedale ho perso 22 kg, però possiamo dire che la muscolatura ha una memoria. Più che altro la testa è stata fondamentale. Quando ti alleni come mi allenavo io, quando sei così abituato ad avere a che fare con la fatica, con lo spirito di sacrificio, il dolore e l’impegno, queste cose diventano parte del tuo modo di concepire la vita, diventano necessarie, così impari a trasformare il dolore in piacere … è questo che sposta la famosa “asticella”, nello sport come nella riabilitazione. In questo senso, per me, la ripresa è stata facile.

P: adesso che sport pratichi ?
L: mi piace molto lo sci, ho preso 4 brevetti per immersione con la NAUI, il base, l’avanzato, il master e quello per immersione in miscela Nitrox … sono sceso fino a 53 m. in aria, anche se per ragioni di sicurezza sarebbe meglio evitarlo.
Ed ovviamente gareggio con la mia moto modificata.

P: ok, raccontami qualcosa della tua moto?
L: mi sono costruito i comandi da solo, l’ho preparata io. Già andavo in moto in pista, poi per trovare il modo di farlo legalmente ho contattato Matteo Baraldi uno dei 2 fondatori della onlus DI.DI.

P: quanto ti alleni?
L: poco, diciamo ogni 15 giorni, causa costi. Per esempio una giornata al Mugello tra circuito, gomme e spese del viaggio, sono più o meno 700 euro, quindi per ragioni economiche mi alleno in circuiti molto più piccoli ed economici.

P: qualche soddisfazione che ti sei tolto con la tua moto?
L: al Mugello in giornata con il pareggiamento dei tempi, nella garetta con partenza da lanciato, su 103 piloti amatori però NORMO sono arrivato nono.
Al Mugello giro sotto 2,08 min.
A Castelletto di Branduzzo il record è di Zappa, lo fece 5 anni fa circa, girando in 1,16 min circa, il mio best lap è 1.19.45
Oppure in coppa Italia trofeo Bridgestone 2013 classe 1000, su 39 partenti, mi sono piazzato dodicesimo nella classifica generale.

P: la tua vittoria più importante?
L: quella che deve ancora venire, chi si ferma è perduto.

P: prossima gara?
L: primi di giugno a Vallelunga, con i ragazzi con disabilità. Voglio dare un aiuto per far riconoscere il motociclismo come sport paralimpico.

P: la tua vita senza sport?
L: non posso nemmeno immaginarla, ho troppa percezione del mio corpo, tutta la ginnastica che ho fatto mi serve ancora adesso. Non vorrei vivere senza sport.

P: parlami del dolore al braccio?
L: ci sono giornate durante l’anno che ho ancora delle fitte come i primi tempi, altrimenti è più o meno una sorta di pressione costante che varia di intensità.
Il dolore è sempre presente però lo sento meno quando vado a letto e mi rilasso.

P: prendi delle medicine per il dolore?
L: non prendo più niente da molto tempo. Faccio molta ginnastica con la mia mano ed inoltre la moto mi aiuta.

P: in che senso?
L: non so, è come se riattivasse la mia circolazione, rimette un po’ in gioco il mio braccio che dopo una giornata in sella è sempre in condizioni migliori.
Che buffo, la moto si è presa il mio braccio e adesso un po’ me lo “restituisce”.

P: che cosa diresti a qualcuno che ha avuto un incidente come il tuo?
L: più che parlargli lo inviterei a seguirmi per fargli vedere come vivo la mia vita e forse se proprio dovessi dargli un consiglio gli direi di circondarsi anche di persone con una disabilità … loro sarebbero sicuramente un ottimo esempio.

P: progetti per il futuro?
Creare una scuola dove in modo gratuito, si insegni a disabili ad andare o tornare in sella sulla moto; e dove anche gli istruttori siano disabili … nessuno meglio di un motociclista disabile conosce le problematiche del caso.

P: com’è posizionato il tuo braccio mentre sei in moto?
L: ho ideato e perfezionato negli anni un guanto racing con degli elastici e velcro, cucito da mia madre, che si aggancia al manubrio ma che in caso di caduta è in grado di sganciarsi da solo.

P: un ultima domanda Luca, tu sei una persona felice?
L: che domanda mi fai!? Bé, diciamo che sono molto gratificato dalle tante cose che ho fatto nella vita … una volta ho salvato 2 persone che stavano annegando. L’ho fatto da solo e con un braccio, la mente ha gestito il resto … poi la sera nella mia stanza ho pianto.
Ho pianto perché ero contento di aver fatto quel gesto … forse una delle cose più belle che ho fatto nella vita … più della moto, più di qualsiasi altra cosa … quel gesto ha toccato una sfera diversa, mi sono dimostrato qualcosa.

L’intervista è conclusa, ringrazio Luca ed attacco il telefono…ho parlato con lui per quasi 2 ore, è scesa la notte ed io devo ancora mangiare.
Ma prima di avvicinarmi al frigo apro la porta che dà sul    giardino ed alzo gli occhi al cielo … ed il cielo è sereno, c’è una luna pazzesca, ci sono un sacco di stelle … eppure io giurerei di aver appena sentito un tuono.

Video di Luca Raj