Il differente punto di vista dell’Intramontabile Fabio Nari
di Perla Lazzereschi
Ho incontrato Fabio sul viale a Mare di Forte dei Marmi in una splendida giornata di sole.
Pedalava su una bicicletta da corsa “un po’ diversa” nel senso che la sua bici ha 3 ruote, una anteriore e 2 posteriori. Fabio poi mi spiegherà che la sua bici è chiamata TRICICLO e che proprio con quella bici è diventato un pluricampione paralimpico a livello europeo.
Ma facciamo un passo indietro …
Fabio pedalava davanti a me e pure io ero in bici, la mia attenzione è stata catturata dal suo braccio sinistro che se ne stava immobile e appoggiato al corpo.
Ho pensato che fosse un plesso leso ed ho cercato di raggiungerlo, accorgendomi solo in quel momento di quanto stesse pedalando ” forte”. Dopo non poca fatica sono riuscita ad affiancarlo e sempre cercando di mantenere il suo passo gli ho domandato se avesse avuto una lesione del plesso brachiale.
Bé, non crederete mai che cosa mi ha risposto , lui ha detto:
Magari fossi un plesso leso.
L’ha detto sorridendo, l’ha detto, poi ho capito, perché era vero..
Mi ha spiegato di aver avuto un ictus più o meno 10 anni prima, io ho abbassato lo sguardo sulla sua gamba sinistra ed ho capito che non era soltanto il suo braccio a non funzionare ma pure la sua gamba e pure il suo equilibrio.
Eppure Fabio continuava a pedalare più veloce di me e vi giuro che io in bici non sono per niente male.
Poi mi ha detto di chiamarsi Fabio Nari, anzi, l’Intramontabile Fabio Nari ha aggiunto.
Da qui è nata l’idea di intervistarlo, dal suo particolare punto di vista secondo il quale essere “semplicemente” un plesso leso per lui sarebbe una gran fortuna.
Mi ha spiegato poi: sai quante cose potrei fare se avessi tutte e due le gambe funzionanti? Sarei completamente autosufficiente ed in bici andrei fortissimo.
Un punto di vista diverso…un punto di vista a parer mio speciale, su cui dover riflettere.
P: Ciao Fabio, dove e quando sei nato?
F: Pietrasanta 2 marzo 1970
P: a cosa è dovuta la tua disabilità?
F: stavo facendo delle ripetute in bici quando ho trovato sulla mia strada completamente contromano un altro ciclista ( mio compagno di squadra, team Maggi), impossibile da evitare, che ha colpito con la sua testa la mia carotide dx, disseccandomela al 98%, la radiografia evidenzierà solo minima frattura alla clavicola ma dopo 6 giorni il 02/01/2006 si è staccato un grande embolo che ha chiuso l’arteria media cerebrale provocandomi un grave ictus e perdita immediata parte sx del corpo. Da questa lesione nel cervello sono nate delle crisi epilettiche che, per fortuna, spariranno dal 2009 ed ho riportato anche un danno dell’ equilibrio.
P: quanto tempo c’è voluto perché tu ti riaffacciassi alla vita, perché tu ricominciassi a sentirti felice?
F: 4 anni…i primi 4 anni sono stati molto duri, ero depresso, non uscivo più di casa, me ne stavo semplicemente davanti al computer.
P: e poi cos’è successo?
F: è successo che proprio tramite il computer ho conosciuto Fabrizio Macchi, ciclista amputato ad una gamba e campione paralimpico. Lui mi parlò dell’esistenza di una bici/triciclo e mi fece capire che potevo tornare in sella…che potevo gareggiare ” nell’universo” paralimpico.
P: ti mancava la bicicletta?
F: era una delle cose che mi mancava di più. Uno dei miei dolori più grandi.
P: dall’incontro con Fabrizio Macchi al sederti su una bicicletta quanto tempo è passato?
F: un paio di mesi…ma c’erano un sacco di cose che andavano cambiate, non riuscivo a trovare una sella, mi sentivo scivolare e alla fine ho montato sulla bici una sella da motociclette. Il manubrio è stato inventato appositamente per me da Aliverti, un biciclettaio della zona. Il telaio è stato progettato ad Ancona.
All’inizio non riuscivo nemmeno a capire come fare per salire in sella..adesso ho semplicemente bisogno che qualcuno mi tenga ferma la bici.
P: la prima volta in cui hai ri-pedalato che cosa hai provato?
F: sono ripartito da un campo di atletica, andavo in bici li, mi aiutava mia moglie.
La prima volta ho pensato che non era una cosa possibile, mi sentivo cadere, ho pensato che sarebbe finita così. Poi , però, ce l’ho fatta.
Il primo giorno, invece, quando ho abbandonato il campo di atletica e mi sono rimesso in strada ero così felice che sono scappato, sono arrivato a Forte dei Marmi e pedalavo così veloce che mia moglie, che mi seguiva in macchina, non riusciva più a trovarmi.
P: quante volte ti alleni e quanti km in un giorno?
F: mi alleno 4/5 volte alla settimana e faccio dai 30 ai 60 km al giorno.
P: con le salite/discese come te la cavi?
F: le discese per me sono più impegnative, con un braccio solo è più difficile mantenere stabile la bici e poi le curve. In salita vado meglio ho fatto anche la salita del Mortirolo, dove vinse Pantani, 15% di pendenza, 14 km…c’ho messo 3 ore ma ce l’ho fatta.
P: i tuoi risultati nel paralimpico?
F: 9 volte campione italiano, 6 volte campione europeo, quarto ai mondiali di Maniago.
P: prossimi obbiettivi?
F: arrivare ad essere 10 volte campione italiano ed europeo.
P: l’avversario che temi di più ?
F: Quentin Aubague, è un francese di 22 anni nato distonico e decisamente molto veloce. Della mia categoria sono l’unico ad aver avuto un ictus, tutti gli altri sono nati disabili.
P: pensi mai che cadendo dalla bici potresti peggiorare la tua situazione ?
F: certo, ma la passione è più forte della paura.
P: la tua vittoria in bici più bella?
F: la prima coppa Europa a Praga nel 2010 e il primo campionato italiano a Treviso sempre nel 2010…una soddisfazione immensa dopo immensi sacrifici.
P: fai parte di una squadra?
F: si, il Velo Club di Somma Lombarda ma non ho un allenatore, faccio da solo.
P: hai guadagnato dei soldi con le tue vittorie?
F: quando sono diventato campione italiano mi hanno dato 100 euro…io ne ho spesi 3000 tra alberghi e ristoranti, erano 10 tappe! Certe cose tanto le fai per passione.
P: in cosa sei diventato migliore, che cosa ti ha fatto guadagnare quest’incidente?
F: sono diventato più forte, ho imparato a non arrendermi, ho conosciuto una realtà diversa dalla mia, prima davo tutto per scontato adesso so che me lo devo guadagnare. Inoltre Ho incontrato tante persone speciali molte dei quali disabili.
P: e che cosa ti manca del Fabio di prima?
F: andare a nuoto fino alle boe.
P: che cosa diresti ad una persona che ha appena avuto un “incidente” come il tuo?
F: gli direi di non arrendersi che se ti butti giù è finita. Gli proporrei lo sport.
P: e perché è importante lo sport Fabio?
F: lo sport ti fa sentire vivo, meno disabile.
P: e tu ti senti disabile?
F: qualche volta, quando non riesco a fare qualcosa e devo chiedere aiuto.
P: chiedi spesso aiuto Fabio?
F: no.
Be’ l’intervista è conclusa, io e Fabio ci salutiamo, però mi accorgo che Fabio esita. Quando è arrivato, nel sedersi, è scivolato sulla sedia e adesso si trova in una posizione scomoda per rimettersi in piedi.
Gli chiedo se ha bisogno di una mano, lui esita ancora, poi risponde di si.
Così mi avvicino ed infilo un braccio sotto la sua ascella per cercare di tirarlo su ma, prima ancora che il mio braccio abbia fatto forza, lui ha portato l’altra mano sulla mia spalla e aggrappandosi alla giacca si è tirato su da solo…
..così ho capito sulla mia pelle il senso della risposta avuta nell’ultima domanda della mia intervista…
Chiedi spesso aiuto Fabio?
… No.
Sorrido e mi sento addosso una grande forza…non è la mia, è di Fabio ed è arrivata fino a qui.